"La televisione uccide la realtà". Baudrillard

"La realta' e' stata sterminata e con essa e' scomparsa ogni illusione: la realizzazione totale del mondo, la fabbricazione di un mondo perfettamente identico a quello umano hanno provocato la fine del nostro mondo imperfetto. La televisione? Certo e' stata un complice importante di questo delitto. Proponendoci un raddoppiamento del mondo, i media offrono un' immagine che sempre piu' fa a meno di ogni riferimento al reale, un' immagine di sintesi che ha preso il sopravvento sulla realta' stessa. Non c' e' piu' dialettica, perche' l' immagine si presenta come universo autonomo senza negativita' . L' immagine riproduce immagini e basta, non e' piu' rappresentazione non ha piu' bisogno di un avvenimento reale per generarsi". Jean Baudrillard

venerdì 8 aprile 2011

"Lampi nel buio". Quando Cesare salvò Silvio dal verdetto di Enrico Cuccia.

Vorrei riproporre oggi la mia recensione del libro di Paolo Panerai, "Lampi nel buio", uscita sul manifesto qualche tempo fa, perché è di grande attualità almeno per una questione: i rapporti tra Silvio Berlusconi e Cesare Geronzi. In quel libro Panerai spiega come il banchiere salvò il gruppo Berlusconi dalla catastrofe alla metà degli anni '90. Un intervento finanziario che cambiò la storia politica del nostro paese. Un evento che spiega l'amicizia tra i due e le preoccupazioni del premier per la sconfitta del banchiere.

"Lampi nel buio". "I retroscena della finanza e dell'economia italiana dal dopoguerra ad oggi". Sono davvero lampi nel buio quelli tratteggiati da Paolo Panerai nel libro di 116 pagine pubblicato dalla Mondadori. Lampi illuminanti, chiavi di lettura originali che cercano di far luce nell'oscura e opaca selva finanziaria italiana. L'autore, con tocco da cronista finanziario di vecchia data, analizza gli snodi della finanza italiana come un entomologo ma per ogni piega di quella storia fornisce una lettura. Allievo di di Lamberto Sechi, direttore del settimanale il Mondo negli anni della P2 e infine fondatore ed editore del gruppo Class, Panerai dà la sensazione di essersi trovato al momento giusto nel luogo giusto accanto agli uomini giusti. Come osservatore, come abile cacciatore di notizie, e in qualche caso come suggeritore. L'autore si addentra nei meandri più oscuri della comunità finanziaria come un novello Virgilio che ti accompagna nei gironi dell'inferno per mostrarti in verità non i condannati ma la vera natura dei protagonisti della comunità finanzaria che in molti casi, in veste di direttore o di editore, ha conosciuto da vicino. Panerai mostra ancora una volta quanto i salotti finanziari abbiano pesato nella storia del dopoguerra, quanto i grandi imprenditori italiani, da Gianni Agnelli a Carlo De Benedetti, fino a Silvio Berlusconi, siano stati influenzati e tutelati dalle casematte della finanza italiana. E quanto uomini come Enrico Cuccia o Cesare Geronzi in alcuni casi siano stati in grado con le loro scelte di dirottare il corso della storia economica e politica. Un esempio? Il triangolo Cuccia-Berlusconi-Geronzi. L'autore di "Lampi nel buio" rivela un fatto che se non fosse accaduto avrebbe certamente mutato il corso della politica italiana. Siamo alla metà degli anni '90. "Enrico Cuccia - scrive Panerai - cogliendo il momento in cui Berlusconi appariva in difficoltà finanziaria con la sua Fininvest tentò l'affondo per buttarlo giù, come del resto aveva fatto con i Rizzoli e i Ferruzzi, nuovi protagonisti della vita economica italiana che non erano andati in via Filodrammatici a chiedere protezione di Mediobanca. Cuccia tentò di metterlo in difficoltà chiedendo al Credito Italiano di imporre alla Fininvest un rientro immediato del credito di circa 300 miliardi di lire in essere. Gli uomini di Credito come quelli della Comit, che pure erano i controllori di Mediobanca, non si sarebbero mai sognati di non eseguire una richiesta di Cuccia. Così detto fatto: la richiesta partì per via Rovani, dove aveva sede la Fininvest, nella vecchia villa Borletti. Per Berlusconi sarebbe stato il crack se non fosse intervenuta immediatamente in suo soccorso la Banca di Roma, guidata da Pellegrino Capaldo e Cesare Geronzi, anch'essi azionisti di Mediobanca ma non schiavi di Cuccia. Il poche ore aprirono a Fininvest una linea di credito di pari importo e la finanziaria del cavaliere potè rientrare con il Credito Italiano. Per la società fu la svolta: da lì partì il progetto di quotazione di Mediaset, con il cambio anche di regime gestionale che fece rapidamente estrarre in termini di utile e capitalizzazione tutto il valore che Berlusconi aveva creato". Insomma, un salvataggio storico gravido di conseguenze politiche se si pensa al fatto che nel 1993 Silvio Berlusconi scese in politica anche per tutelare la sua azienda dalla montagna di debiti che aveva accumulato. Secondo Panerai quella fu comunque l'occasione per per la nascita di un rapporto molto stretto tra Cesare Geronzi e Silvio Berlusconi. Un rapporto che di recente si è consolidato grazie all'ingresso in Mediobanca di Tarak Ben Ammar, da sempre uomo di Berlusconi, nonchè amico di Vincente Bollorè, azionista di riferimento del gruppo di francesi che guidano Mediobanca assieme alle forze storiche della banca che fu guidata da Enrico Cuccia per quarant'anni. D'altronde non è soltanto Cesare Geronzi a "salvare" Berlusconi ma l'autore stesso. Quando ricostruisce l'origine della ricchezza Berlusconiana tratta il presidente del consiglio con i guanti di velluto: né esalta le capacità imprenditoriali, le intuizioni sul terreno pubblicitario senza indagare oltre. Ammette che Silvio Berlusconi trovò in Craxi "l'uovo di Colombo" ma trascura, ad esempio, di ricordare che secondo un'inchiesta giudiziaria del 1994 alcuni impianti Mediaset per le tv furono installati a suon di tangenti pagate dal fratello Paolo. Paolo Panerai è molto meno tenero con Enrico Cuccia, definito senza mezzi termini "il despota della finanza italiana", con Carlo De Benedetti o con i furbetti del quartierino. Severo anche il giudizio sull'avvocato Agnelli a proposito della vendita di Rcs alla Fiat, definito dall'autore un caso di "scippo perpetrato ai danni di Angelo Rizzoli e della sua famiglia". Insomma, "Lampi nel buio" è un libro che andrebbe letto sia da chi mastica poca finanza e ne vuole scoprire i misteri sia da coloro che magari non approveranno sempre le chiavi di lettura proposte ma ne possono apprezzare l'originalità, dovuta al fatto che l'autore è riuscito a raccontare in presa diretta le zone oscure della finanza nostrana.

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