Oggi Renato Mannheimer sul Corsera scrive delle cose interessanti a questo proposito: "La popolarità di Berlusconi vede confermato il trend di progressiva diminuzione già avviatosi nei mesi scorsi. Non si tratta, si badi, di un crollo, né di una brusca caduta ma dell'erodersi lento, giorno dopo giorno, degli ampi consensi popolari conquistati nel recente passato". Alla richiesta di un voto da 1 a 10 un terzo dà un 6 al premier, i restanti due terzi si dividono tra chi (61%) dà un voto negativo e chi 5% non ha un opinione. Il voto medio rilevabile è un sonoro 4. Mannheimer osserva che in sé il dato non è grave perché anche altri leader europei hanno subito la stessa sorte. "Ciò che potrebbe preoccupare il premier è il trend, la continua erosione di consensi". Non ha torto Mannheimer, ciò che spaventa il premier non sono tanto gli sbalzi verso il basso o verso l'alto ma la costante erosione a partire da settembre scorso quando poteva ancora contare su un 40% dei consensi e prima ancora sul 50%.
L'altro dato non ancora acclarato ma ormai evidente e clamoroso è il calo di consensi che sta subendo la Lega di Umberto Bossi. Lo ha osservato - ad esempio - Carlo Fusi sul Messaggero, scrivendo di un problema di consenso elettorale "non più occultabile". Il campanello d'allarme ha cominciato a suonare quando la Lega ha trattato con disprezzo le commemorazioni del 150esimo anniversario dell'unità d'Italia, sottovalutando lo spirito di appartenenza degli italiani alla nazione. Oggi Bossi reagisce scomposto, è costretto a urlare il suo "fora di ball" per recuperare la parte più razzista o più spaventata dai flussi migratori del popolo leghista ma non si sa se quel "fora di ball" gli porterà davvero consensi. Pare di no.
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