Riflessioni di un giornalista su ciò che accade in Italia e nel mondo. La verità è la voce dell'anima.
"La televisione uccide la realtà". Baudrillard
venerdì 29 aprile 2011
Appello su referendum e nucleare: grazie zio!
mercoledì 27 aprile 2011
Cosa abbiamo fatto per meritarci tutto ciò?
martedì 26 aprile 2011
Titoli tossici: a volte ritornano.
Il Sole 24 ore di martedì 26 aprile apriva la prima pagina sul ritorno dei titoli a rischio con un inchiesta di Claudio Gatti. Ci permettiamo di pubblicare l'incipit del pezzo di Gatti perché ci sembra di grande attualità. Che dei titoli sintetici, quelli che hanno scatenato la devastante crisi finanziaria di fine decennio, si potesse dire, "a volte ritornano" come per i mostri di Stephen King era cosa certa. Ora Claudio Gatti ha messo nero su bianco quello che sta accadendo. Si spera che le istituzioni di controllo dei mercati riescano a prevenire un nuovo crack prima che sia troppo tardi. Ecco come inizia l'inchiesta di Claudio Gatti: "La finanza e il ritorno della sregolatezza. A febbraio è cominciato il brusio tra gli addetti ai lavori. A marzo i rumors sono arrivati agli analisti. Ad aprile sono scattati i primi campanelli d'allarme. Come quello lanciato dal Financial Stability Board sulle «potenziali vulnerabilità» della nuova categoria di prodotti finanziari sintetici chiamati Etf. Simultaneamente si è registrato un vero e proprio boom di Asset backed securities (Abs) con prestiti auto come sottostante, cioè cartolarizzazioni garantite dai flussi di cassa di una categoria di debito a rischio di mora molto alto.
Settembre 2008, bancarotta di Lehman Brothers. È stato il punto di svolta per otto milioni di americani rimasti senza lavoro nel grande crack finanziario che l'ha seguita. Per i nove milioni ai quali è stata pignorata l'abitazione. E per l'economia di tutto il mondo.
L'ironia è che l'unica strada d'America in cui ci sono stati meno cambiamenti è proprio quella da cui tutto è partito: Wall Street. Certo, il settore finanziario si è contratto, le cartolarizzazioni di mutui tossici sono cose del passato. Ma i regolamenti attuativi della riforma del sistema finanziario - la legge Dodd-Frank siglata da Barack Obama nel luglio scorso - non sono entrati in vigore. Anzi, li si attende ancora dalle cinque agenzie federali che li devono definire. Nel frattempo, nella finanza sono riemersi i tre ingredienti della ricetta che due anni e mezzo fa ha prodotto il grande crack: la liquidità, i prodotti o le operazioni borderline, e la propensione a correre rischi sempre più forti.
Martedì 19 aprile Hedge Fund Research ha comunicato che il denaro amministrato dagli hedge fund ha sfondato per la prima volta nella storia il tetto dei 2mila miliardi di dollari. Superando di 72 miliardi il record precedente raggiunto nel giugno 2008. Insomma, per i fondi hedge tutto come prima".
sabato 23 aprile 2011
La Francia di Sarkozy e l'Italia di Berlusconi.
mercoledì 20 aprile 2011
Il gigante Usa e il drago cinese
”L’economia Usa – si legge in una nota dell’agenzia di rating, la cui decisione non ha precedenti nella storia recente –e’ flessibile e altamente diversificata e le politiche monetarie del Paese hanno sostenuto la produzione contenendo le pressioni inflazionistiche”. Tuttavia ”poiche’ gli Usa hanno un deficit molto ampio rispetto agli altri Paesi con tripla A, e il percorso per ridurlo non ci e’ chiaro, abbiamo rivisto il nostro outlook sul rating di lungo termine a ‘negativo’ da ’stabile’”.Poche note per una decisione storica che difficilmente potrà essere rivista nel breve periodo.
martedì 19 aprile 2011
Il mandante si chiama Silvio B.
domenica 17 aprile 2011
I deliri di Silvio Berlusconi: linguaggio elettorale o lucida follia alla ricerca dello scontro?
venerdì 15 aprile 2011
Follie di sinistra: il golpe immaginario del professor Asor Rosa
Insomma: la democrazia si salva, anche forzandone le regole. Le ultime occasioni per evitare che la storia si ripeta stanno rapidamente sfumando. Se non saranno colte, la storia si ripeterà. E se si ripeterà, non ci resterà che dolercene. Ma in questo genere di cose, ci se ne può dolere, solo quando ormai è diventato inutile farlo. Dio non voglia che, quando fra due o tre anni lo sapremo con definitiva certezza (insomma: l’Italia del ’24, la Germania del febbraio ’33), non ci resti che dolercene". Se l'articolo di Asor Rosa non fosse scritto con linguaggio serioso, sembrerebbe un reperto giornalistico del Male, il quotidiano satirico che imperversava anni fa. Ma non è così. Alberto Asor Rosa ha fatto capire che si tratterebbe di una provocazione. Sarà! Per il momento l'unico esito che ha avuto la sua provocazione è una campagna di stampa costruita ad arte da Giuliano Ferrara che può finalmente gridare al golpe di sinistra. Meno male che il suo Foglio conta meno di niente e che le idee di Asor Rosa sono così assurde da non essere credibili. Non a caso Giuliano Ferrara tenta di allargare le responsabilità del presunto desiderio di golpe al partito di Repubblica e al partito dei giudici. Ma poi, anche se i paralleli storici proposti da Asor Rosa fossero fondati,('24 in Italia, '33 in Germania), ve li immaginate i carabinieri e la polizia che occupano il parlamento, prendono possesso della Rai, mandano al confino Silvio Berlusconi e magari anche Giorgio Napolitano e poi instaurano un governo d'emergenza guidato da Luigi Bersani? Oppure sarebbe Giorgio Napolitano a guidare il golpe costituzionalista? Ma professor Asor Rosa, che cosa ha mangiato la sera prima di scrivere quell'articolo?
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mercoledì 13 aprile 2011
La profezia di Veronica Lario. Un commento sul manifesto di Ida Dominianni.
Fahrenheit 451? Le idiozie dal sapore fascista della Carlucci.
lunedì 11 aprile 2011
La folle idea di uscire dall'Europa
domenica 10 aprile 2011
"Imprenditori di tutta Italia unitevi". Emma Marxcegaglia.
sabato 9 aprile 2011
E la scossa dell'economia?
venerdì 8 aprile 2011
"Lampi nel buio". Quando Cesare salvò Silvio dal verdetto di Enrico Cuccia.
giovedì 7 aprile 2011
Apocalisse in mare, caduta degli dei in terra. Un articolo di Camon.
Finora la verità erano le migliaia di immigrati che s’accumulavano a Lampedusa, tanti da superare gli abitanti dell’isola, il loro bisogno di tutto («sono miserabili»), le loro pretese («sono intrattabili»), le loro rampicate su per le reti di recinzione, fino a scavalcarle e scappare per i campi, vanamente inseguiti dalla polizia a piedi o a cavallo, come nei film tra California e Messico.
Quella non era la verità, era un’apparenza. Perché faceva credere a noi e a tutta l’Europa che arrivasse un’umanità pericolosa e non integrabile, una minaccia per il decoro del nostro benessere. Scattava l’istinto di tenerli alla larga. Era l’istinto di conservazione, tanto più forte quanto più alto è il benessere da conservare. Questa strage di circa duecento uomini, donne e bambini, annegati in un crudele gioco di su e giù sulle onde di tre metri, ci butta in faccia una verità brutale che i nostri cervelli e i nostri nervi, intorpiditi dalla civiltà borghese nella quale siamo nati e nella quale moriremo, non ci permette più di cogliere. Ci metteremo giorni a capirla un po’, a ogni tg capiremo qualcosa di più. Non capiremo mai tutto, perché i tg evitano di spaventarci, di farci del male. E la strage fa male. Solo sapere che è avvenuta e che può ripetersi turba la nostra vita, non ci permette più di vivere come prima. Ora sappiamo che non scappano da una vita misera. Scappano dalla morte, e attraversano la morte pur di scappare.
Se la vis a tergo fosse un miglioramento della vita, non potrebbe spingerli per giorni e notti, farli navigare senza direzione, mal guidati da qualche rudimentale strumento che fa della loro navigazione un lungo tuffo nel buio fra acqua e cielo. Spesso il motore si rompe, manca l’acqua, e loro si mettono a pregare, singolarmente o in coro. È la «morte lenta», che può durare anche giorni e giorni. Fino a diventare indefinibile: in qualche salvataggio si scopriva che a bordo c’era qualcuno già morto da tempo, che i vivi non avevano le forze per sollevarlo oltre la sponda. Altre volte dai racconti si poteva dedurre che qualcuno era stato buttato fuori della barca senza la certezza che fosse morto".