Pubblico un pezzo mai pubblicato che ho scritto circa un mese fa quando c'è stata la polemica tra Silvio Berlusconi e Ferruccio De Bortoli sul ruolo del Corriere della Sera e poi tra il direttore del Corsera e Eugenio Scalfari su stampa e potere.
Da Corriere dello zar a foglio di sinistra? E' davvero questa l'iperbole storica del quotidiano di via Solferino? "Il Corriere della Sera - ha detto qualche giorno fa Silvio Berlusconi - da foglio conservatore della buona borghesia italiana è diventato un foglio di sinistra". Che il Corriere non sia di sinistra e neppure tanto di centro sinistra non c'è bisogno di essere dei sociologi per capirlo. Dopo l'endorsement voluto da Paolo Mieli a favore del governo Prodi e il successivo fallimento di quell'esperienza, il Corriere della Sera nel tentativo di recuperare le migliaia di copie perse tra i lettori conservatori tradizionalmente zoccolo duro del giornale, ha messo in atto una virata conservatrice piuttosto visibile, nella speranza di riprendersi almeno in parte le perdite subite. D'altronde è stato lo stesso Ferruccio De Bortoli, con un'autodifesa a tratti singolare a spiegare al premier che il Corriere della Sera non gli dovrebbe fare paura e che ha il più delle volte elogiato il governo e difeso l'operato dei suoi ministri. Il direttore del Corsera ha fatto un elenco lunghissimo per dimostrare che il Corsera non è di sinistra ma a Silvio Berlusconi, come ha scritto Marco Travaglio, non è bastato, perchè la sua voglia di controllare tutto è insaziabile. E allora? Si tratta di una delle solite boutade propagandische del capo del governo per screditare la stampa che osa pubblicare le notizie sulle sue scorrerie sessuali, (nel caso specifico la prima intervista in esclusiva alla signora Patrizia D'Addario) o siamo di nuovo di fronte a grandi manovre e pressioni politiche del capo del governo sugli azionisti di Rcs per ridurre del tutto la già risicata autonomia del Corriere della Sera? Non sarebbe la prima volta nella recente storia del Corsera. Il cavalier Berlusconi ha tentato più volte di mettere le mani su via Solferino: lo ha fatto nel 2003 quando Ferruccio De Bortoli fu costretto alle dimissioni dopo pesanti pressioni che ebbero un riscontro anche sulla prima pagina del quotidiano e lo ha fatto indirettamente attraverso la scalata di Stefano Ricucci a Rcs. Ormai dall'uomo di Arcore c'è da aspettarsi di tutto: dove può fa sentire il suo pesante peso politico senza tanti problemi. Usa la Rai con la stessa spregiudicatezza con la quale chiede agli industriali di non dare pubblicità a Repubblica, fa pressione sul Sole 24 ore per ottenere da Emma Marcegaglia un trattamento favorevole al suo governo e dunque non avrebbe nessuna vergogna a fare pressione sugli azionisti Rcs, magari attraverso sua figlia Marina Berlusconi insediata ai vertici di Mediobanca, per zittire le poche voci critiche di via Solferino. In un momento in cui i quotidiani hanno bisogno di denaro pubblico e degli ammortizzatori sociali per risolvere la drammatica crisi della carta stampata il potere di scambio del governo è molto alto e si può star certi che il nostro amato premier lo userà a tutto campo.
D'altronde, la storia del quotidiano di via Solferino, un giornale tradizionalmente moderato e conservatore, è comunque un pezzo di storia d'Italia. E nella storia del Novecento è stato spesso lo specchio delle grandi svolte politiche: quando il quotidiano di via Solferino perdeva totalmente la sua autonomia significava che qualcosa in Italia andava male. Così è avvenuto con il fascismo, così è avvenuto con la loggia massonica P2 e così poteva avvenire se i tentativi espliciti anche se ancora incompiuti del governo Berlusconi di controllarlo fossero andati a buon fine. Non si tratta semplicemente del quotidiano più venduto in Italia o, secondo alcuni, del più autorevole ma di un simbolo del potere e al tempo stesso di uno strumento per l'esercizio del potere. Il “Corriere della Sera” rappresenta al tempo stesso un'area moderata, elettoralmente importante e, in qualche modo, una parte della borghesia industriale e finanziaria italiana. Ferruccio De Bortoli più volte ne rivendica l'indipendenza. Ma da chi? Qualche volta, sia pure con timidezze e timori di non far troppo male con le critiche, dal potere politico. Ma non certo da quello economico e finanziario. Anche perchè nella proprietà del “Corriere della Sera” si trova il gotha, oggi al centro di una grave crisi, del capitalismo italiano.Tra gli azionisti di Rcs Media Group compaiono, infatti, i più importanti gruppi industriali italiani: la Fiat, Mediobanca, le Assicurazioni generali, Banca intesa, ovvero il primo gruppo bancario italiano, Telecom, ovvero il primo gruppo di telecomunicazioni e una serie di altri imprenditori e banchieri importanti. Quasi tutti questi gruppi sono reduci da una crisi economica gravissima e nessuno di loro può permettersi di avere un rapporto conflittuale con il governo. D'altronde la linea politica del presidente della Confindustria è lì a dimostrare una sorta di neo collateralismo tra imprenditori e governo. Fino a quando il fondatore e deus ex machina di Mediobanca, Enrico Cuccia, era vivo nessun governo aveva tentato di mettere le mani sul “Corriere della Sera”. Il defunto e potentissimo banchiere, nume tutelare del capitalismo italiano, aveva affidato, dopo la crisi della P2 dei primi anni '80, il controllo del “Corriere della Sera” agli Agnelli, imponendo loro l'acquisto in extremis, ma aveva sempre tenuto un occhio vigile sul quotidiano, non consentendo interferenze politiche. La situazione è precipitata con la morte di Enrico Cuccia e con la morte di Gianni Agnelli. Come è noto Berlusconi, attraverso le sue società, controlla direttamente tre Tv private, circa venti testate appartenenti alla Mondadori, “il Giornale”, quotidiano di proprietà di suo fratello, e “il Foglio”, di proprietà della moglie. Inoltre, da quando è presidente del Consiglio, controlla indirettamente la Rai. Sul “Corriere della Sera”, tuttavia, non è mai riuscito a mettere le mani. E' questa la sua rabbia. Passi che negli anni '90 si è fatto sfuggire la Repubblica ma non poter decidere il bello e il cattivo tempo al Corsera è troppo. Ma coloro che lavorano in vi Solferino raccontano che i tentativi di narcotizzarlo il più possibile è uno degli obiettivi del premier e dei suoi uomini. E quella battuta sul "foglio di sinistra" è un segnale più che eloquente.
Riflessioni di un giornalista su ciò che accade in Italia e nel mondo. La verità è la voce dell'anima.
"La televisione uccide la realtà". Baudrillard
"La realta' e' stata sterminata e con essa e' scomparsa ogni illusione: la realizzazione totale del mondo, la fabbricazione di un mondo perfettamente identico a quello umano hanno provocato la fine del nostro mondo imperfetto. La televisione? Certo e' stata un complice importante di questo delitto. Proponendoci un raddoppiamento del mondo, i media offrono un' immagine che sempre piu' fa a meno di ogni riferimento al reale, un' immagine di sintesi che ha preso il sopravvento sulla realta' stessa. Non c' e' piu' dialettica, perche' l' immagine si presenta come universo autonomo senza negativita' . L' immagine riproduce immagini e basta, non e' piu' rappresentazione non ha piu' bisogno di un avvenimento reale per generarsi". Jean Baudrillard
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