ACCADDE DOMANI. Blog out di Bruno Perini
Riflessioni di un giornalista su ciò che accade in Italia e nel mondo. La verità è la voce dell'anima.
"La televisione uccide la realtà". Baudrillard
"La realta' e' stata sterminata e con essa e' scomparsa ogni illusione: la realizzazione totale del mondo, la fabbricazione di un mondo perfettamente identico a quello umano hanno provocato la fine del nostro mondo imperfetto. La televisione? Certo e' stata un complice importante di questo delitto. Proponendoci un raddoppiamento del mondo, i media offrono un' immagine che sempre piu' fa a meno di ogni riferimento al reale, un' immagine di sintesi che ha preso il sopravvento sulla realta' stessa. Non c' e' piu' dialettica, perche' l' immagine si presenta come universo autonomo senza negativita' . L' immagine riproduce immagini e basta, non e' piu' rappresentazione non ha piu' bisogno di un avvenimento reale per generarsi". Jean Baudrillard
sabato 21 maggio 2011
E' il potere dell'ubiquità propria di Dio.....
E' il potere dell'ubiquità propria di Dio. Su facebook la mia amica Susanna Panfili, sarcastica come sempre, ironizza così a proposito dell'invasione dell'etere da parte di Silvio Berlusconi. Nel disperato tentativo di recuperare la sconfitta milanese e la delusione napoletana, il capo del governo, contro tutte le regole di democrazia moderna ha riempito il piccolo schermo con il suo volto, grazie a un format ripetitivo e pietoso. Mi pongo tuttavia una domanda angosciante: chissà se gli italiani e i milanesi cadranno ancora una volta nella trappola di quei ridicoli monologhi di Silvio Berlusconi in tv che ricordano molto le trasmissioni di propaganda che diffondeva la nomenklatura sovietica ai tempi di Bresnev? Io spero proprio di no, spero che dopo tutto quello che è accaduto qualcuno sia rinsavito? Come si fa a dare ancora credito all'uomo di Arcore? Come si fa a credergli quando fa promesse strumentali mai mantenute a fini puramente elettorali? Come si fa a non capire che quel uomo è un imbroglione in malafede? Se, Dio non voglia, Letizia Moratti riuscisse a resuscitare significherebbe che ogni speranza è perduta. Viceversa, se malgrado la prepotenza mediatica e altre sorprese a cui dobbiamo preparaci nei prossimi giorni, Giuliano Pisapia strappasse palazzo Marino alla signora Moratti e al cavalier Berlusconi significherebbe che il vento è davvero cambiato.
martedì 17 maggio 2011
La caduta del cavaliere a Milano. L'inizio della fine?
La notizia è inequivocabile: il cavalier Silvio Berlusconi, carico di arroganza e illegalità, manie sessuali e malafede, è stato sconfitto. Ora il centro sinistra milanese non deve fare sciocchezze se vuole vincere tra quindici giorni a Milano ma resta il dato che non lascia margini a dubbi. La politica di scontro frontale con la magistratura e la Corte Costituzionale per difendere i propri interessi, l'uso scriteriato del parlamento, l'utilizzo delle promesse preelettorali, come il blocco delle demolizioni di stabili abusivi a Napoli, i continui tentativi di demolire gli assetti costituzionali non hanno pagato. Il modello Santanchè si è preso una bella facciata e mi sa che donna Daniela dovrà di nuovo rifarsi il look. I voti di preferenza per Silvio Berlusconi si sono dimezzati e ora si apre una stagione assai difficile per il centro destra. Il capo del governo non ha soltanto politicizzato la campagna elettorale ma ha mostrato di non essere più in grado di fare previsioni: soltanto poche ore fa sosteneva che Letizia Moratti avrebbe vinto al primo turno e invece donna Letizia ha preso una batosta durissima, grazie anche ai suoi colpi bassi inferti a Giuliano Pisapia nella speranza di diffamare l'avversario e strappare qualche voto moderato in più. In questi quindici giorni l'avversario Berlusconi non va sottovalutato, Pisapia non deve commettere lo stesso errore che la sinistra ha commesso in questi anni. L'uomo si batterà come un leone per risalire la china ma avrà i suoi problemi: intanto la sua Letizia deve recuperare circa 8 punti percentuali e poi non potrà usare toni da crociata perché sono proprio quei toni che hanno portato alla sconfitta. Sono quei toni che spingeranno una parte del centro a votare per Pisapia al secondo turno. Ed è qui che iniziano i guai: per sua natura il cavaliere non ce la fa ad essere moderato, crollerebbe tutto il suo castello demagogico mediatico se abbandonasse la grinta da irriducibile. E dunque potrebbe anche farsi del male da solo. Speriamo. Ma speriamo soprattutto che Milano sia il segno di un cambiamento d'epoca. L'inizio della fine del berlusconismo, la iattura che si è infiltrata nei gangli della società italiana da quindici anni.
giovedì 12 maggio 2011
Che figura di m. signora Moratti
La signora Letizia Moratti, per paura di perdere le elezioni ha perso il suo aplomb e per un giorno ha provato a travestirsi da Daniela Santanchè nella speranza di colpire il suo avversario Giuliano Pisapia sotto la cinta. Come spiega bene sul Corriere della Sera Luigi Ferrarella, la signora di Palazzo Marino, invece, ha toppato alla grande: si è fidata dei pasdaran del Cavaliere che le consigliavano di andare giù dura, senza remore e nell'attaccare il suo avversario, accusandolo di essere stato condannato per furto negli anni '80, si è fermata alla sentenza di primo grado. Si è dimenticata che in Italia ci sono altri due gradi di giudizio: appello e cassazione. E quando ormai era troppo tardi gli hanno spiegato che in tutte e due i gradi Giuliano Pisapia è stato assolto dall'accusa di furto per non aver commesso il fatto. Scusi il linguaggio in linea con quello inaugurato da Ignazio La Russa e Silvio Berlusconi: Che figura di merda signora Moratti! Negli Stati Uniti una gaffe di questo tipo sarebbe costata cara a un candidato. Ma qui siamo in Italia. Anche la figuraccia su Roberto Lassini in un paese normale gli sarebbe costata cara ma da noi sembra che gli abbia accresciuto i consensi. Speriamo che l'anomalia non si ripeta anche con il caso Pisapia. Restano due figure di merda, caro sindaco.
martedì 10 maggio 2011
Che finezza Cavalier Berlusconi!
Sul quotidiano la Repubblica, Francesco Merlo, ha scritto un articolo a proposito delle volgarità linguistiche di Berlusconi e dei suoi cloni al femminile come l'orrenda Santanchè, che ci permettiamo di citare. Merlo pone un problema apparentemente secondario, quello del linguaggio, ma in un epoca in cui la simbologia mostra tutta la sua potenza evocativa, il linguaggio è un arma micidiale, soprattutto in politica. La innovazione linguistica più recente del nostro amato premier a proposito dei magistrati di Milano è la parola cancro, "un cancro da estirpare". Per non essere da meno la signora Santanchè, principessa delle volgarità fisica e intellettuale, è stata più precisa, trattasi di metastasi e questo processo degenerativo del cancro in Italia ha un nome e cognome: Ilda Boccassini. Scrive giustamente Francesco Merlo: "Il rimando è alla violenza fisica, al bisturi, alla spietatezza del chirurgo. Dopo la parola "cancro" non c'è più spazio per le parole. Cancro è infatti la parola terminale, fuori dalla civiltà della democrazia, oltre la detestabilità del nemico. Berlusconi l'ha usata contro i magistrati e, in polemica ipocrita e contorta, contro il presidente Napolitano, dinanzi al quale non ha osato ripeterla...Il cancro invece ti pone davanti non più un avversario e neppure un nemico che è ancora una persona da abbattere. Il cancro è una mostruosità da devastare: con il bombardamento chimico, con l'estirpazione, con qualunque mezzo cruento. Siamo alla preparazione psicologica della guerra civile. Con il cancro infatti non c'è più bisogno di discutere né c'è tempo di ragionare: bisogna agire presto". E' possibile che un uomo di Stato, un capo di governo utilizzi questo linguaggio per definire un altro corpo dello Stato ed ora anche singoli magistrati? Forse Berlusconi cerca lo scontro, spera che i magistrati di Milano reagiscano in modo da cadere nella trappola della incompatibilità ambientale. Ma al di là delle tecniche politiche quel linguaggio resta indegno. Tentare di costruire nell'immaginario collettivo un richiamo di pancia contro i magistrati, identificandoli con la malattia che tutti gli essere umani considerano il male assoluto, la fonte più oscura di sofferenza è davvero sconcio, caro Presidente Berlusconi. Chissà se lei queste cose se le chiede quando si guarda allo specchio. Temo di no.
venerdì 6 maggio 2011
Grazie sindaco Moratti per aver mantenuto la parola.
Così, cari milanesi, il signor Roberto Lassini, autore del manifesto "Via le br dalle procure", e la signora Letizia Moratti, sindaco di Milano, ci hanno di nuovo preso per i fondelli. Vorrei essere più volgare ma voi avete capito. Come si può dimenticare l'aut aut della signora di palazzo Marino? "O io o lui", aveva tuonato la Moratti Letizia a proposito della candidatura di Roberto Lassini nelle liste del Pdl. E come si può scordare il furbetto Lassini: "Se sarò eletto mi dimetterò". Ora, a un mese da quelle dichiarazioni altisonanti veniamo a sapere dal signor Lassini che lui se verrà eletto non ha alcuna intenzione di dimettersi e veniamo a sapere dalla signora Moratti che quell'aut aut si è trasformato in "Io e lui" insieme appassionatamente per ammorbare ancora Milano per quattro anni. La ragione è evidente: i sondaggi dicono che dalla "pancia" dell'elettorato berlusconiano quei manifesti porteranno voti. Chi se ne frega se Giorgio Napolitano li ha definiti indecenti. Questa presa per il culo, (l'ho usato il termine politically no correct!), è insopportabile. La politica non è soltanto programmi è anche stile e dalle parti di palazzo Marino di stile ce n'è davvero poco. Sotto il vestito niente. E dire che qualcuno ci aveva creduto alle parole della signora Moratti. Aveva ragione Andreotti: nella politica italiana a pensar male non si sbaglia mai. Speriamo che i milanesi chiamati alle urne non abbiano la memoria corta. Temo di sì ma la speranza è l'ultima a morire.
martedì 3 maggio 2011
Osama Bin Laden: la potenza del simbolo.
Le geniali intuizioni di Jean Baudrillard sulla potenza dell'immagine e dei simboli, (riportiamo in cima alla testata del blog una citazione del filosofo francese), possono diventare una chiave di lettura interessante nel dibattito che si aperto nel mondo occidentale a proposito della gestione delle atroci immagini sulla morte del capo di Al Qaeda. Temo che non si tratti soltanto di una questione filosofica ma di qualcosa di molto più stringente. Dietro il dilemma che si pone ad esempio Massimo Gramellini sulla Stampa, ("Mostrare o non mostrare le immagini di Bin Laden"), si nasconde un problema più drammatico e più crudo: che cosa rappresentava e che cosa rappresenta Bin Laden e la sua strategia del terrore per i milioni di uomini e donne conquistati dall'integralismo islamico alla causa della guerra totale all'occidente? A due giorni dalla morte di Bin Laden ci sono quelli che sostengono che le sue foto vanno tenute nascoste e quelli che sostengono il contrario ma al di là di questa questione che si risolverà con la diffusione delle immagini c'è quel quesito sul potere simbolico e reale di Bin Laden che non si può nascondere, perché sarebbe ipocrita e fuorviante non riconoscere il fatto che Al Qaeda e il suo grande capo avevano conquistato alla loro causa non soltanto una ristretta cerchia di terroristi di professione ma centinaia di migliaia di persone, di uomini e donne che vivono nei paesi poveri conquistati dall'integralismo e che vedevano nel re del terrore un riscatto alla loro condizione. Se non si fanno i conti con questa triste ma innegabile realtà non si capisce perché oggi il mondo intero si stia lambiccando il cervello su come gestire l'immagine di Osama Bin Laden. E non si capisce perché Al Qaeda sia cresciuta in modo impressionante nel mondo e abbia messo radici nelle popolazioni del continente africano. E' per questi motivi che la lotta al terrorismo non si può dire conclusa. Lo si dice troppo spesso ma è vero che il terrorismo di Al Qaeda sarà davvero battuto quando verranno eliminate alla radice le ragioni della sua nascita. Da questo punto di vista le rivolte nel nord Africa, dove Al Qaeda no ha messo radici, sono un segno di grande speranza ma anche un avvertimento all'occidente: se non verranno alimentate e aiutate potrebbero cadere nella rete di Al Qaeda.
venerdì 29 aprile 2011
Appello su referendum e nucleare: grazie zio!
Mi è piaciuta l'uscita di zio Adriano a favore dei referendum sul nucleare, sull'acqua e sul legittimo impedimento. Se dovessi scrivere una nuova edizione del mio libro, "Memorie di zio Adriano", darei a questo nuovo capitolo un posto di rilievo. Una scossa che ci voleva e che contribuirà a fare uscire dal torpore anche una parte della sinistra. Un colpo alla demagogia e alla malafede che contraddistingue il premier e i suoi grilli parlanti. Dopo la vergognosa quanto arrogante decisione del nostro amato premier che senza pudore ha spiegato al mondo intero in una conferenza stampa internazionale che aveva preso in giro gli italiani al solo scopo di evitare i referendum e subire così una sconfitta politica, l'appello di Adriano ha smosso gli animi dormienti e si spera che contribuisca a rilanciare il referendum. Adriano ha milioni di fans dalla sua, come ha dimostrato Rockpolitik che nel 2005 conquistò ogni settimana 14/15 milioni di ascoltatori. Non è detto che tutti i suoi fans siano disposti a seguirlo nella sua recente scelta politica ma dai primi dati registrati dalla rete, dove i fan club sono molto presenti, i segnali sono confortanti. Si spera che gli artisti che hanno aderito all'appello siano coraggiosi quanto lo zio e si espongano in prima persona per ottenere i referendum e per smascherare la truffa di democrazia operata dal governo Berlusconi sul tema del nucleare.
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